La palestra della sostenibilità
La palestra della sostenibilità
degli allenatori e delle allenatrici della Palestra
Il tema della sostenibilità è diventato un mantra per aziende, cittadini e istituzioni.
Facile pensare all’attivista svedese Greta Thunberg e alle manifestazioni organizzate dal movimento ambientalista Fridays for Future che hanno fatto risuonare più volte nelle nostre case una ferma e decisa critica al bla bla bla di chi ci governa.
La sostenibilità oggi però è anche sociale ed economica. È economia circolare ed è cultura della sostenibilità, cioè progettare soluzioni che rendano la convivenza con la natura e tra persone più serena, all’insegna di un ecosistema duraturo e in equilibrio meno precario.
“Ha cultura chi ha coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione con tutti gli altri esseri”, così Antonio Gramsci parlava di sostenibilità, pur senza nominarla.
Questo è il presupposto dal quale prende vita il progetto di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, che mette in campo risorse e persone per creare connessioni autentiche e positive durante tutto l’anno e oltre, con l’idea che il futuro non è un avamposto vuoto da presidiare, nel futuro noi ci abitiamo ogni giorno che passa.
Cos’è, infatti, la sostenibilità se non la consapevolezza del proprio ruolo e degli effetti generati sul mondo dall’attività delle persone in relazione tra loro?
Conveniente in chiave economica e, soprattutto, decisivo per la cura delle persone e dell’intero pianeta che possono vivere insieme in una nuova forma.
Una nuova forma, come con il kintsugi, un’antica tecnica giapponese che consiste nel riparare le ceramiche rotte incollando i cocci con una lacca in polvere d’oro e grazie alla quale ogni ceramica riparata presenta un diverso intreccio di linee dorate, irripetibile, per via della casualità con cui la ceramica può frantumarsi.
Dal canto nostro, abbiamo raccolto una selezione di pensieri sul tema per ricordarci che, anche se frantumate e imperfette, è dal nostro impegno quotidiano – a casa e nel mondo – che può nascere una forma nuova di perfezione collettiva.
Sostenibilità: basta la parola?
Parola di moda. Per l’economia, per l’ambiente, per quasi tutto. Come resilienza, la capacità di affrontare avversità e traumi senza opporci, ma adattandoci al cambiamento. Oggi resilienza sembra aver vinto la battaglia con resistenza. A me continua a piacere anche resistenza, che ha tratti simili a sostenibilità: è il saper stare dietro, sotto, non in attacco, ma a difesa di un valore. (Re-sistere: re- dietro, sistere = stare.)
Anche so-stenere è stare sotto. Dare fiducia e agilità a chi sta sopra. Come l’acrobata che sostiene, da sotto, l’acrobata che sta sopra. Come l’alzatore della pallavolo, che rende possibile il successo degli schiacciatori. La resilienza è ottima cosa, più per sé stessi. La sostenibilità è “sé stessi per gli altri”. Ha una prospettiva sociale molto preziosa, tanto più se comprende il concetto di D&I, Diversity and Inclusion, la piena compenetrazione con i valori di una comunità.
Un altro modo di fare cultura
di Claudia Comaschi
Grandi mostre, eventi di risonanza internazionale. Sicuramente ha portato ad un indotto ma, negli ultimi anni, si è cominciato a domandarsi se le mostre e gli eventi di questo tipo abbiano senso e se siano sostenibili. La quantità non garantisce necessariamente la qualità, né l’inclusione perché questo tipo di iniziative non sono democratiche. Perché esiste un altro modo di fare cultura. Soprattutto all’estero ci sono interessantissime esperienze di esposizioni che si sono sviluppate con una progettazione partecipata, magari itineranti, costruite su argomenti trasversali, capaci di coinvolgere moltissimi pubblici diversi senza intasare gli spazi. Sostenibilità ambientale, sociale e finanziaria.
Arte e narrazione
Il quadro è ancora un mezzo di espressione attuale? A differenza di tutte le forme d’arte contemporanea di cui siamo testimoni – installazioni, video, NFT – il quadro, come tela o altro supporto, come spazio delimitato può, al pari del libro o del pentagramma, essere immortale. È un contenitore con dei limiti fisici entro i quali si svolge una storia fruibile, decodificabile, ispiratrice. Un medium di fronte al quale la nostra sapienza analogica si apre, si muove, ci pone delle domande. Il quadro come emblema universale, indispensabile per lo sviluppo di codici visivi.
Perché sostenibile? Perché facilita la narrazione, innesca un dialogo che è ciò che rende la vita sopportabile aldilà delle difficoltà. Ci fa riconciliare con il passato, ci proietta nel futuro, ci fa riflettere sull’insostenibile o ritornare bambini.
Sostenibilità nelle relazioni
Un piede dopo l’altro, braccia aperte e sguardo verso l’orizzonte: così fa il funambolo. La sostenibilità è questione di equilibrio, gestire bene oggi per gestire bene domani, proprio come le relazioni.
Prendersi cura delle relazioni significa bilanciare, comunicare per tutelare il rapporto, rispettando nello stesso tempo sé stessi e gli altri. Bisogni, emozioni e aspettative sono gli aspetti più difficili da gestire; perdiamo l’equilibrio quando, come spesso accade, ci concentriamo con una visione monofocale solo su di noi o solo sull’altro. La relazione è un ecosistema delicato ed esauribile: consapevolezza, responsabilità e lungimiranza ci permettono di attraversare ogni giorno le relazioni senza fare passi falsi.
Avere cura delle scelte
Finalmente mi decido: vado a fare una passeggiata in montagna! Inizio a preparare lo zaino che, subito, si riempie di oggetti, alcuni funzionali al percorso che farò (strumenti), altri che hanno un significato particolare per me. Ogni oggetto ha un peso e occupa un preciso spazio all’interno del mio zaino. Tutti sono stati scelti rispondendo alla domanda: potrei farne a meno? Se la risposta è no, ok, dentro lo zaino e sulle mie spalle!
Se il mio zaino non è sostenibile, rischio: 1) di abbandonare la passeggiata perché lo zaino pesa troppo; 2) di non arrivare alla meta perché non ho gli strumenti adatti; 3) di arrivarci ma di non goderne perché mi manca qualcosa, magari quel libro che avrei voluto tanto leggere proprio lì su, in cima.
Per fare pratica di sostenibilità bisogna iniziare ad avere cura delle proprie scelte, di ogni scelta, sempre. Perché ogni scelta individuale e attuale, anche quando non sembra, è anche collettiva e futura.
Contrattazione dei significati
L’atto del comunicare è una forma di contrattazione di significati: cioè io e te dobbiamo intenderci, cioè metterci d’accordo su ciò che vogliamo dirci. E lo facciamo spiegando, aggiungendo, a volte tornando indietro con i discorsi. A volte con fatica. Sono azioni che compiamo inconsapevolmente in ogni momento della nostra vita di relazione.
Se tutto ciò accade quando siamo al lavoro le cose si complicano. E si complicano di più se di mezzo c’è la scrittura e quindi il dialogo richiede altro tempo, altre fatiche. Pensiamo a tutte le forme di scrittura che usiamo: mail, lettere, post, regolamenti, policy, contratti… E se anziché, come accade, dover chiedere e dare spiegazioni, che possono diventare controversie, reclami, proteste, si scrivesse in altro modo? Se chi legge trova facilmente le informazioni che cerca, le sa capire e le sa usare, non avremmo un linguaggio pienamente sostenibile?
Il tempo per vivere
I ritmi che abbiamo sono sostenibili? Sono molti gli studi che dimostrano quanto il sovraccarico di attività, scadenze e urgenze da gestire possano avere un impatto negativo sul nostro benessere. Le generazioni più giovani sono molto attente a questo tema: il work-life balance è un fattore che può essere determinante nella scelta dell’azienda. Spesso mi chiedo se la verità non sia un’altra: se imparassimo a gestire la percezione di sovraccarico emotivo o, per esempio, ci formassimo di più per vivere con meno pressione decisioni complesse, difficili questo non ci farebbe risparmiare molto del nostro tempo?
Social(mente) sostenibile
Anneghiamo nelle notifiche e nei contenuti. Viviamo nel tempo in cui l’algoritmo premia i 5 migliori suggerimenti per restare in forma, le 4 idee formidabili per vivere la vita che vorresti, le persone che fanno di loro stesse un brand e leader di mercato colorati di verde e rosa. Sono i risultati nella prima pagina di ricerca, i più cliccati, i più visti e commentati. Dalle parole rumorose come “migliore” o “definitivo” o “grande”, al senso di insicurezza che ci vive dentro.
Chi clicca oltre la prima pagina dei risultati di ricerca nella vita? Chi ce l’ha il tempo? Basterebbe prendersi un momento per ricordare che social è sociale, è uno spazio fatto di persone per le persone. Cerchiamo di progettare parole gentili, inclusive, e una buona dose di solidarietà intergenerazionale. Per vivere in un ecosistema in equilibrio duraturo, invece che in un sistema eternamente in bilico sul presente.
Sostenibilità digitale e generazionale
Sostenibilità digitale è l’applicazione dei principi di sostenibilità ambientale e sociale alla tecnologia e all’utilizzo dei dispositivi digitali. Ciò include la progettazione, la produzione, l’utilizzo e lo smaltimento dei dispositivi digitali in modo responsabile, per ridurre l’impatto ambientale e garantire che le risorse siano utilizzate in modo responsabile, equo e sostenibile per tutti.
Questo comprende anche l’influenza delle tecnologie sulla società e la loro accessibilità per tutti gli individui e le comunità. Insomma, la sostenibilità digitale è una questione importante che riguarda tutti noi, sia come consumatori che come produttori di tecnologia. Adottando scelte sostenibili nell’utilizzo dei dispositivi digitali, possiamo contribuire a ridurre l’impatto ambientale e garantire che le risorse siano utilizzate in modo equo per le generazioni future.
La sostenibilità nel personal branding
Non siamo più nell’epoca dell’IO. Siamo pienamente entrati in un’epoca del NOI. A livello globale tutto ciò che stiamo vivendo, sentendo, ce lo restituisce pienamente. Sostenibilità, problemi climatici, una leadership gentile, una attenzione alle fragilità dei nostri sistemi, crisi economica, guerra. Anche nel Personal Branding l’IO si connette a un NOI.
Non è più tempo di promuovere il proprio Brand come azione fine a se stessa. Esprimendoci, in modo naturale e autentico, tocchiamo, curiamo, ispiriamo gli altri. Stiamo anche vivendo un momento di cura collettiva, che mai come prima ha bisogno della nostra espressione creativa, del nostro contributo. Occuparsi di Personal Branding è servizio collettivo, è piena espressione (e in quanto tale, cura) di sé in primis e – attraverso di noi – dell’altro.
Squadra e intrapresa sono la sostenibilità dei progetti
“Meglio avere una squadra preparata all’imprevisto che un piano ben congegnato!”. Non è mia, l’ha pronunciata il mastro birraio del birrificio San Michele ai piedi della Val di Susa al termine di un’esperienza di progettazione partecipata che ho avuto il privilegio di allenare, per spingere oltre l’offerta outdoor del Piemonte. Eravamo in piena pandemia, col mondo che si contorceva portandoci via sia gli affetti che le certezze, concedendoci però al contempo quella ricchezza straordinaria del tempo per raccogliersi e pensare al senso dello stare e del divenire insieme. La progettazione partecipata del resto serve a questo, ad affrontare sfide mettendosi assieme.
Coloro che ce la chiedono pretendono idee e progetti dal basso, quando di fatto l’alto non ce la fa più. Ma a volte capita che alla progettazione partecipata si richieda di badare non solo ai progetti ma soprattutto ai partecipanti, per farli diventare squadra da allenare all’intrapresa, sviluppando la capacità di gestire l’imprevisto. È questo ciò che intendo per sostenibilità, è la squadra che in quanto tale si sostiene mentre fa innovazione. Avviene quando si smette di agire per progetti per praticare invece l’intrapresa, avviene quando oltre al risultato di prodotto si cura anche la risultante di processo.
Io con noi
IO e/o NOI. In tutte le organizzazioni create dagli umani possiamo riconoscere questi due teismi laici. Nel nostro quotidiano agire prevalgono, in modo sano, l’uno o l’altro a seconda dei casi. Se patologici, l’IO tende alla dittatura – alla guida unica – e il NOI al totalitarismo – al pensiero unico. Sostenere è l’atto di tenere sollevato sopportandone il peso. Senza rendercene conto o costretti dalle circostanze, talvolta, ci troviamo da soli a sopportare un peso, magari a lungo. E il rischio è che l’IO si ammali. È il NOI che può, se esiste, venirgli in soccorso. Quali pesi? Quelli che non vediamo o non vogliamo vedere, quelli che con dolo ci sono celati. Sono in ogni dimensione: in famiglia, al lavoro, nel sociale e fin dentro le istituzioni. Questi pesi, non sostenuti, possono poi tornare come boomerang dal passato nel nostro tempo oppure come grave eredità nel futuro. Sostenibile condivide benessere, rende complementare IO con NOI 😉
- On 27 Gennaio 2023