Condividere le scelte di salute
di Annalisa Pardini
20 maggio 2009: l’Università di Pisa si incontra con Il linguaggio della salute.Ne nasce una tavola rotonda, Condividere le scelte di salute: l’importanza della comunicazione fuori e dentro l’ospedale, man mano coriacea, sanguigna, collaborativa, aperta al futuro.
Pisa, 20 maggio: per ragionar dell’importanza del comunicare bene la salute ci siamo dati appuntamento alle 16.45 nell’Aula Magna della Facoltà di Lingue. Insieme a Patrizia Ciucci, Direttrice della Biblioteca di Medicina e Chirurgia, abbiamo organizzato la tavola rotonda in modo da intrecciare le testimonianze e gli stili di pensiero.
Ci dà il benvenuto Amelio Dolfi, Presidente della Biblioteca di Medicina e Chirurgia, che apre l’incontro. Al di là del tavolo, sette professori, direttori di dipartimento e master. Sette persone che si occupano di comunicazione e salute, e lo fanno da diversi punti di vista: quello del medico, del linguista, del sociologo. Al di qua del tavolo un pubblico variegato. Ma subito emerge quanto poco senso abbia parlare di un “al di qua” e un “al di là” in tema si salute: tutti siamo qui per ascoltare e capire come muoverci nell’unica direzione che anche all’interno del dibattito si rivelerà davvero proficua: quella della condivisione.
Andrea Calamusa, consulente dell’Osservatorio della Comunicazione Sanitaria, e qui moderatore del dibattito, dopo aver evidenziato la rilevanza di quest’incontro, passa la parola ad Alessandro Lucchini: “Considerate questo via” – dice Alessandro – e, cronometro in mano, scandisce i secondi fino a 22: stando a una ricerca pubblicata sul British Medical Journal , è il tempo medio di ascolto attivo che il medico concede al paziente per esporre i propri sintomi. Fremiti in aula.
Passa quindi a leggere alcune righe di Tolstoj da La morte di Ivan Il’ic, righe che -con la descrizione nitida dello stato d’animo del malato- tanto più evidenziano la sudditanza del paziente nel rapporto col medico: Ivan Il’ic, seppur magistrato e avvezzo a giudicare, quando deve chiedere al luminare un giudizio sul proprio stato di salute si sente esaminato da lontano, incompreso, solo.
Il rilancio ai relatori della tavola rotonda e al pubblico condensa quindi il succo del libro: ci chiediamo come i linguisti possano facilitare il dialogo attorno alla salute, il dialogo tra medici, infermieri, volontari ospedalieri, pazienti, famiglie, per aiutarli a condividere un linguaggio che riesca ad alleviare la percezione della gravità di una malattia e a migliorare comunque lo stato d’animo della persona in cura. E non si parla solo di sciogliere i tecnicismi, ma di essere capaci di mettersi davvero in relazione con gli altri: il medico che mi salva la vita può anche prendersi un po’ cura della mia anima?
Calamusa rafforza l’idea delle difficoltà comunicative e della mortificazione cui è sottoposto il cittadino: la mancata condivisione del codice linguistico crea una relazione asimmetrica. Ed evidenzia poi come i media forniscano spesso input fuorvianti, che spingono l’analfabetismo sanitario dei cittadini verso false soluzioni di maghi e santoni. Passa quindi la parola a Franceschini.
Fabrizio Franceschini, Direttore del Master in Italiano Scritto e Comunicazione Professionale dell’Università di Pisa, e intervistato nel libro sul valore della formazione nel settore, rileva come Il linguaggio della salute, nel suo intrecciarsi di esperienze, tocchi i nodi cruciali della comunicazione in ambito sanitario: dagli esempi di cattive pratiche (uno per tutti l’oscura scritta all’ingresso del pronto soccorso, triage , parola ai più sconosciuta che ci fa chiedere se non esista davvero altro termine per spiegare a chi arriva in pronto soccorso cos’ha di fronte) ai casi di successo, che rafforzano l’importanza del rapporto comunicativo tra paziente e medico, strutture ospedaliere, mondo farmaceutico.
E, non da ultimo, il rapporto tra le persone e tutto il mondo delle paure e delle ansie che la società mediatica alimenta. Quindi, con riferimento anche ai contributi al libro scritti da Veronesi, Serianni e Strada, rammenta come altro punto cardine sia la formazione del personale medico, paramedico, degli operatori nelle grandi strutture farmaceutiche, ma anche la formazione dei cittadini in termini di capacità di decodificare e smitizzare le notizie.
E poi, nell’esaminare quanto i tecnicismi siano indispensabili e quanto collaterali, emerge l’importanza della consapevolezza comunicativa: “sta al medico giocare in maniera intelligente, da linguista e comunicatore oltre che medico, le sue carte, perché il linguaggio incomprensibile può essere devastante, ma talora anche l’appiattimento può creare dei problemi […]. Entriamo nel cuore, nella carne, nell’anima delle persone, e la parola può avere effetti magici”.
È quindi la volta di Enio Martino, Direttore del Dipartimento di Endocrinologia dell’Università di Pisa. Medico dal 1965, il Professore è sensibile all’argomento del rapporto coi pazienti, sensibile al punto da parlar loro in dialetto per poter entrare in un rapporto empatico. Il suo è il punto di vista di un medico che si sente punto nel vivo da alcuni passaggi dell’inchiesta de Il linguaggio della salute, da quei 22 secondi iniziali, dall’uso di tecnicismi che è stato messo sotto la lente d’ingrandimento, e con passione offre a pubblico e relatori i suoi perché, le motivazioni di certi comportamenti medici, la loro storicità. Aggiunge inoltre che essere un buon medico oggi è sempre più complesso, tra l’antico giuramento di Ippocrate e il Web che, seppur fondamentale per lo studio e la ricerca, costituisce per l’inesperto paziente fonte deleteria di informazioni anche non vere, opinabili, o generalizzate al punto tale da perdere valore scientifico, informazioni che gettano la base di future incomprensioni nel rapporto col medico.
Anche per Antonio Lucacchini, Direttore del Dipartimento di Psichiatria dell’Università di Pisa e neurobiologo, il linguaggio può essere pericoloso, strumentalizzante. Condividere le scelte di salute significa dunque fare un cammino insieme, ed è necessario che ci sia la convinzione, la scelta comune, e non la supina accettazione del paziente per atto di fede, che renderebbe la cura assai meno efficace. Inoltre Lucacchini sottolinea come il rapporto medico-paziente debba sempre coniugarsi alla speranza, tanti e tali sono gli orizzonti scientifici che si aprono anche in pochi mesi. La formazione, ricordata più volte nel dibattito, assume nelle parole di Lucacchini anche valenza economica: nel nostro paese, con grandi problemi economici e tagli alla sanità, la formazione diventa fattore importante anche per evitare che tutti abbiano la pretesa di ricorrere a certe terapie, e permettere così di concentrarle su chi ne ha davvero bisogno. Come già ricordato da Franceschini, la consapevolezza va alimentata sia negli operatori sanitari, che devono essere in grado di fare da filtro, che nei cittadini stessi. E anche questo è un fatto di formazione e cultura.
Fulvio Basolo, Professore di Anatomia Patologica all’Università di Pisa, rimarca come tecnicismi e linguaggi settoriali siano problemi generali, che non coinvolgono solo il campo medico ma più ambiti della comunicazione: per esempio, capita a tutti di non capire certi servizi radiofonici o televisivi. E sospetta che un medico che occupi soli 22 secondi del proprio tempo per ascoltare un paziente non sia un medico, perché la comunicazione non è qualcosa in più rispetto alla medicina, ma è dentro la medicina. Tuttavia evidenzia anche come comunicare sia una cosa personale: è dunque necessario capire caso per caso chi hai di fronte, per comprendere quale linguaggio adottare. La costruzione di fiducia nel rapporto medico-paziente si basa infatti anche su questo, così come sulla capacità di offrire sempre almeno un minimo di speranza: caratteristiche entrambe da insegnare a medici e studenti.
Annalaura Carducci, Direttore del Master in Comunicazione Biosanitaria dell’Università di Pisa, riprende le fila dei precedenti interventi, sottolineando come in questi anni di studio abbia notato quanta vivacità dialettica, ai limiti dello scontro, ci sia nei dibattiti medici/giornalisti, ma anche come l’interdisciplinarietà di questi incontri, e quindi il confronto di punti di vista anche lontani, sia la chiave del loro successo. La condivisione delle scelte di salute sta nel fine comune di raggiungere una comunicazione appropriata: Ivan Il’ic vuol sapere un sì o un no sul suo stato, ma la medicina, benché spesso, soprattutto in Italia, poco incline alla cultura scientifica, lo si dimentichi, non è una scienza esatta.
E a riguardo della condivisione delle scelte, già Platone nelle Leggi differenzia i medici degli uomini liberi, che scelgono la terapia coi loro pazienti, dai medici degli schiavi, che impongono una linea di condotta indiscutibile. Problemi antichi, dunque. Perciò, fare formazione ora significa per un medico acquisire la consapevolezza che la comunicazione ha varie gamme che si possono anche imparare perché, nonostante trovi specifiche, va incontro a criticità comuni di cui prendere coscienza. Infine, auspica che la “teoria del contagio”, valida non solo per le malattie infettive, funzioni anche per diffondere attenzioni e consapevolezze condivise, proprio nella direzione che Il linguaggio della salute propone.
Siamo qui da due ore e mezzo, ma i pareri di relatori e pubblico continuano a intrecciarsi vividi. Dovrebbe esserci un seguito, suggerisce qualcuno, forse ci sarà: “in questo dibattito c’è la vita di tanta gente…”, riconosce uno dei relatori. Già. Peraltro la dedica del libro, letta da Alessandro Lucchini in chiusura, rammenta proprio questo: a “tutti gli uomini che non potendo essere santi […] si sforzano di essere dei medici”.
A ragionar dell’importanza del comunicare bene, al di là e al di qua del tavolo, qui come altrove, ora siamo qualcuno in più. Del resto, insieme all’amore, niente c’è di tanto onnicomprensivo quanto la salute: capirla, spiegarla, cercarla è proprio di tutti.
Per chi non c’era, ecco l’audio della giornata:
– intervento di Alessandro Lucchini
– intervento di Fabrizio Franceschini
– intervento di Antonio Lucacchini
- On 22 Ottobre 2012