Dotor, dotor, la scusi, cossa la ga dito che go?
di Angelica Salustri
Trieste, 1° dicembre, ore 18. Nella sala Predonzani nel Palazzo della Giunta Regionale, accanto a una Piazza dell’Unità d’Italia che iniziava a colorarsi di addobbi natalizi, si è tenuto il convegno-dibattito sul tema della comunicazione tra medico e paziente, e in senso più vasto tra tutti gli operatori dell’ambito sanitario.
Un paio d’ore prima, nella facoltà di medicina dell’università di Trieste, situata nell’ospedale di Cattinara, si era tenuto un incontro analogo con gli studenti del quinto anno, guidato dal preside, prof. Secondo Guaschino, e con la presenza di diversi medici: che bei segnali la vivacità e l’interesse dei ragazzi, e quegli sguardi curiosi e partecipi, se pensiamo alle prossime generazioni di medici!
Presentazione e approfondimento del libro Il linguaggio della salute, il convegno ha voluto fornire ai presenti diversi punti di vista, situazioni esemplari e nuove prospettive partendo dalla consapevolezza che il linguaggio, scritto e parlato, può fornire tecniche e strumenti fondamentali per i medici e gli altri operatori della sanità, per comunicare meglio con i pazienti e i loro famigliari.
Fabio Samani, medico di famiglia, parte attiva del centro di formazione medica Ceformed, ha moderato l’incontro aprendo il dibattito assieme ad Alessandro Lucchini, al quale è spettata la presentazione dell’argomento a un pubblico in parte costituito da professionisti del settore sanitario e da studenti di medicina, in parte da cittadini interessati al tema.
All’incontro ha partecipato l’assessore regionale alla salute e alla protezione sociale,Vladimir Kosic, sostenendo la necessità della formazione dei professionisti e del principio di responsabilità attorno al quale devono gravitare gli intenti di tutti gli attori dell’azione comunicativa sanitaria.
Lucchini ha approfondito l’aspetto propriamente linguistico della comunicazione, portando esempi concreti e descrivendo situazioni tipo in cui il “medichese” non fa che porre una barriera tra il medico e il paziente, inducendo una mancata comprensione e un senso di inferiorità da parte di chi vive la sofferenza. Ma la comunicazione non è esclusivamente linguaggio parlato. La prossemica, gli sguardi spesso mal direzionati, i gesti e le abitudini (quali la fretta e la scarsa pazienza) condizionano notevolmente i rapporti e quindi il modo in cui viene affrontata una situazione difficile. Un sorriso e una battuta di spirito, sempre nel rispetto dell’individuo, possono essere stimolo e forza per vivere meglio un problema di salute.
Il dibattito è proseguito con una staffetta di interventi: la ginecologa Daniela Gerin, da anni impegnata ad affrontare casi di abusi e violenza sulle donne, ha sottolineato l’importanza primaria dell’instaurare un dialogo diretto con la singola persona che, altrimenti, in presenza di altri (genitore, marito…) si sentirebbe condizionata nell’esprimere paure e difficoltà. Bojana Pavicevic, mediatrice culturale, ha approfondito il discorso legato alle sempre più frequenti situazioni in cui il malato è straniero e ha pertanto maggiori difficoltà nel relazionarsi con il medico. La professione di mediatore culturale inoltre va al di là dell’essere “interprete”, per divenire anche appoggio psicologico e mediazione tra due individui che faticano a comprendersi. Imma Tromba, operatrice del Centro Antiviolenza della Provincia di Trieste, ha parlato della sua esperienza nell’affrontare le difficoltà delle persone, soprattutto delle donne, che si rivolgono al centro. In questo caso, la componente della comunicazione che si fa indispensabile è l’ascolto, aspetto spesso trascurato dagli operatori della sanità ma anche dagli stessi pazienti. Paolo Bertagni, psichiatra, ha potuto agganciarsi ai molti spunti offerti dagli altri relatori, quali la componente psichica e psicologica, la disponibilità e la responsabilità dello stesso paziente, il rapporto diretto con il malato.
Tra i vari interventi, anche del pubblico presente in sala, ha portato il proprio racconto anche Barbara Todisco, che nel libro Il linguaggio della salute ha analizzato la comunicazione medico-paziente in campo pediatrico, evidenziando i diritti del paziente-bambino, in un divertente capitolo dal titolo La presa della pastiglia.
Infine Alberto Giammarini Bersanti, medico di famiglia, presidente della sezione Friuli Venezia Giulia della Società Italiana di Medicina Generale, ha chiuso l’incontro mettendo in luce l’evoluzione che la comunicazione con i pazienti ha avuto nella sua carriera e ribadendo ancora una volta la fondamentale importanza della formazione dei futuri operatori.
Per saperne di più:
– La sanità soffre. Di incomunicabilità
– Trieste: ascolta la comunicazione medico-paziente
– Dal programma radiofonico “Il periscopio”: Il linguaggio della salute
- On 22 Ottobre 2012