Una tranquilla notte di paura in pronto soccorso
di Gianluca Magliocca
Premetto dicendo che il nostro pronto Soccorso è una piccola succursale della più famosa Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli ed Oftalmico, un Pronto Soccorso da circa 27000 prestazioni annue, con la presenza di un’Unità Operativa di Pediatria, una di Ostetricia e Ginecologia e una piccola Medicina che dovrebbe trattare le problematiche della donna in gravidanza. Non c’è una Chirurgia, un’Ortopedia e tante altre specialità mediche e, cosa fondamentale, non abbiamo un posto di polizia.
Sabato sera ore 01,50 circa
Pronto Soccorso deserto. Avevamo da poco smaltito la grande affluenza pomeridiana composta soprattutto da bambini e donne in gravidanza.
Il silenzio viene interrotto dalla brusca apertura del maniglione antipanico. Davanti al vetro del triage, come per magia, compare un essere che definirlo umano sarebbe un complimento.
Un energumeno con gli occhi fuori dalle orbite per la sua ira e la bava alla bocca per la rabbia che aveva in corpo, ma soprattutto con una ferita lacero contusa di cospicua entità al cranio e un sanguinamento che ricopriva il suo volto.
Spaventato da tale e tanta perdita di sangue chiamo in aiuto un mio collega in turno per farmi dare una mano con la registrazione del ferito.
La prima cosa che faccio è portarlo in stanza per medicarlo, poi gli chiedo cosa fosse successo.
Lui, con una voce che non ha eguali, mi dice: “un tizio mi ha spaccato la testa con il calcio di una pistola per una dose di coca. Ora tu mi metti i punti perché devo andare ad ammazzarlo, anzi, vedi quei due lì fuori? Sono i miei cani (due rumeni dalle dimensioni spropositate anche tanto cattivi). Adesso tu mi metti i punti e noi andiamo ad ammazzare quello che mi ha fatto sta cosa tanto io so dove si trova adesso”.
Io, intimorito con voce un po’ tremante, gli dico: “in questo ospedale non abbiamo il chirurgo quindi devo chiamare un’ambulanza per trasferirla al Fatebenefratelli. Ora le faccio una medicazione a piatto”. E lui: ”che cazzo è ‘sto piatto? No, no, io non vado da nessuna parte, mettimi solo un po’ di cerotto che non ho tempo da perdere. Io stanotte devo ammazzare quello lì.”. E io: “quindi adesso facciamo la medicazione. Lei rifiuta di andare al Fatebenefratelli per essere suturato?” E lui: “no cazzo, lì non ci vado, mettimi tu due punti e basta! Sai mettere i punti vero?”.
E io: “non posso, ascolti, appena arriva il medico parla con lui e decidete insieme cosa è meglio fare”.
Lui: “Posso fumare una siga?”.
Io: “Si ma non qui. C’è una zona dove si può, venga che l’accompagno”.
Mentre fumava parlava da solo e ripeteva ”adesso vado e l’ammazzo quel pezzo di merda, quel pezzo di…”.
In quei pochi minuti che aspettavamo che il medico arrivasse, tra noi si è instaurata una certa simpatia, eravamo quasi diventati amici per il trauma da lui subito.
Finita la sigaretta siamo rientrati in stanza dove ci aspettava un medico molto timido e timoroso, il quale, alla vista di costui che era in evidente stato di agitazione psicomotoria ed euforismo, è andato in panico: poche domande per anamnesi e anche errate.
Al momento della dimissione, dove scriveva che il paziente rifiutava il trasferimento presso altra struttura, il nostro sistema informatizzato è andato in crash: prima si è bloccato e poi si è riavviato cancellando tutto ciò che il medico a stento era riuscito a scrivere sotto la costante pressione psicologia del paziente.
Durante l’attesa durata qualche minuto, a cui era seguito uno scambio di battute tra noi e il paziente, facciamo segno con la mano al ferito, di fare un po’ spaventare il medico per mettergli fretta.
Il paziente si avvicina minaccioso all’orecchio del medico e gli dice: “ Allora Dottore me lo da sto foglio oppure no? Cosa faccio stanotte, ne devo ammazzare uno o due di persone?” il tutto contornato con sorriso ironico.
Scoppiamo a ridere. Lui si gira verso di noi e ci fa l’occhiolino, prende il foglio di dimissione che il medico tremolante gli da e va via dicendo “io stanotte quello lo ammazzo. Grazie ragazzi. Ah, ma il piatto tiene con il cerotto?”
E noi: “Si si tranquillo, tiene alla grande”.
- On 21 Settembre 2012