Il capitale umano, di Paolo Virzì
di Chiara Lucchini
Costruzione rigorosa e geometrica della storia, raccontata per tre volte da tre punti di vista diversi, corrispondenti a tre dei personaggi principali.
È l’impianto narrativo che realizza il film di Paolo Virzì Il capitale umano. Eccellente fonte d’ispirazione per chi si occupa di cambiamento, strategia, motivazione, negoziazione: allenarsi a raccontare una storia da diversi punti di vista è uno dei classici in Palestra della scrittura, tipico del metodo Futuro anteriore: è uno strumento narrativo che sviluppa consapevolezza sulla insuperabile soggettività di ogni rappresentazione.
I punti di vista
Liberamente tratto dal thriller di Stephen Amidon, con l’aiuto degli sceneggiatori Francesco Piccolo e Francesco Bruni, Il capitale umano di Paolo Virzì vanta un cast notevole: Fabrizio Bentivoglio, Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Gifuni, Valeria Golino, Luigi Lo Cascio, Matilde Gioli.
La vicenda comincia una notte, sulla provinciale di una città brianzola, alla vigilia di Natale, con un ciclista investito da un Suv. Che cosa è successo esattamente? L’unica cosa certa è che questo incidente cambierà il destino di due famiglie, in un lento affiorare di indizi e dettagli: la famiglia di Giovanni Bernaschi, uomo d’affari senza scrupoli, e quella di Dino Ossola, titolare di un’agenzia immobiliare, pronto a giocarsi quello che non ha per entrare nel fondo fiduciario di Bernaschi. E forse potrebbe cambiare per sempre anche la vita di qualcuno che con quelle smanie di arricchimento non c’entrava niente.
Uno a uno sfilano i protagonisti. Oltre a Bernaschi e Ossola, le rispettive mogli: Carla, la prima, sposa obnubilata dalla ricchezza con il sogno del teatro, e Roberta, la seconda, psicologa tutta presa dalla sua missione e dall’imminente maternità, tardiva e sofferta; e poi i rispettivi figli, Massimiliano e Serena, ex fidanzati.
Ad arricchire l’impianto narrativo, una costruzione molto rigorosa e geometrica della storia, raccontata per tre volte da tre punti di vista diversi corrispondenti a tre dei personaggi principali (Dino, Carla, Serena), ripercorrendo quello che è successo nei sei mesi prima dell’incidente e chiarendo le circostanze della tragedia. Un quarto capitolo è dedicato alla conclusione della storia.
In questo modo Virzì e gli sceneggiatori hanno rielaborato il romanzo di Amidon: pur mantenendo fedeltà alla trama (tranne sul finale, un po’ addolcito), hanno scomposto la narrazione facendone una sorta di puzzle da ricomporre piano piano. Attorno all’episodio centrale dell’incidente stradale si muovono i diversi punti di vista, attraverso cui rivediamo sotto inquadrature differenti gli stessi momenti, aggiungendo man mano dettagli sulla verità e sull’identità del pirata della strada.
Capitolo I > Dino
Dino Ossola è un agente immobiliare, separato dalla moglie, la cui attuale compagna, Roberta, è una psicologa incinta di due gemelli. Appartenente alla classe media, Dino vorrebbe arricchirsi e salire di classe sociale. Sua figlia, Serena, frequenta Massimiliano Bernaschi, figlio di un grande uomo d’affari. Dino cerca di avvicinarsi alla famiglia Bernaschi, riuscendo con un investimento rischioso a diventare socio di Giovanni Bernaschi.
Capitolo II > Carla
Carla Bernaschi è la ricca, ma insoddisfatta moglie di Giovanni Bernaschi. Poco stimata dal marito, che pur la ama, impiega il suo tempo acquistando cose inutili. Quando si propone di salvare dalla distruzione il teatro della città, e il marito, che prima le aveva promesso di restaurarlo, lo mette in vendita per sanare la mancanza di liquidi della sua società, si rende conto della sua inutilità e della impotenza davanti a lui e lo tradisce con Donato Russomanno, professore e direttore artistico del teatro.
Capitolo III > Serena
Serena Ossola, figlia di Dino, frequenta un’elegante scuola privata, la stessa di Massimiliano Bernaschi, con cui è stata fidanzata. Stima poco il padre e ha un rapporto complesso con la matrigna Roberta. Un giorno, nella sala d’attesa dell’ambulatorio di Roberta, conosce Luca Ambrosini, un ragazzo allevato dallo zio in un quartiere popolare. Luca è stato accusato, al posto dello zio, di essere uno spacciatore ed è costretto a fare sedute di psicoterapia da Roberta.
Capitolo IV > Il capitale umano
La Polizia indaga sull’incidente che ha coinvolto il ciclista e le prove sembrano incastrare Massimiliano, che in realtà è innocente, poiché non era alla guida del suo SUV, ma, ubriaco, era stato riportato a casa con un’altra auto da Serena, che conosce la verità ma la tiene nascosta per salvare Luca, di cui è innamorata, che era alla guida dell’auto investitrice.
Casualmente Dino Ossola viene a sapere il nome del vero colpevole e lo utilizza per ricattare la famiglia Bernaschi, riprendendosi ciò che Giovanni gli aveva promesso (cioè i suoi soldi con il 40% di interessi). La scoperta del colpevole provoca un tragico gesto da parte di Luca, che tenta il suicidio.
La scena finale del film mostra Serena che affettuosamente incontra in carcere Luca, sopravvissuto al tentativo di suicidio.
Nei titoli di coda si viene a sapere che l’assicurazione del Suv di Massimiliano ha pattuito con la famiglia del ciclista un risarcimento di oltre duecentomila euro.
«Importi come questi vengono calcolati valutando parametri specifici: l’aspettativa di vita di una persona, la sua potenzialità di guadagno, la quantità e la qualità dei suoi legami affettivi. I periti assicurativi lo chiamano il capitale umano.»
Una commedia noir: difficile salvare qualcuno
Con Il capitale umano, Virzì fa un salto in avanti nel suo viaggio nell’Italia del suo presente, puntando verso il Nord del Paese. Racconta un Paese ormai al capezzale, divorato dai suoi stessi abitanti. Ma, allo stesso tempo, cerca l’umanità in ognuno di essi. Persone che, come commenta Carla Bernaschi alla fine del film, «hanno scommesso sulla rovina di questo Paese, e hanno vinto». Non si salva nessuno ne Il capitale umano, tutti fingono di non vedere la corruzione, si voltano dall’altra parte o ne traggono vantaggio.
La domanda è: cosa resta del singolo individuo, della sua dignità e unicità, in un mondo in cui il denaro e il profitto economico rappresentano il solo parametro valutativo di persone e cose?
Avidità, violenza, cinismo e istinto di sopraffazione dominano indistintamente in ciascuna delle categorie sociali coinvolte, dall’arrogante uomo di affari allo zio tossico che cerca di derubare il nipote orfano e pregiudicato.
Virzì altera vistosamente i codici del proprio linguaggio cinematografico abituale, rinunciando alla solarità mediterranea per i toni asciutti della commedia noir.
Manca la tipica ironia della sua precedente cinematografia (Ferie d’agosto, Ovosodo, Tutta la vita davanti), che si caratterizzava per essere, forse, anche feroce e sarcastica, ma pur sempre inscritta in una serenità di fondo. Qui, invece, il freddo incalza, e il retrogusto dell’intera vicenda è gelido come le chiazze di neve sul paesaggio brianzolo. Non è proprio più tempo di scherzare.
Polemiche
Il film ha dato luogo a polemiche da parte della comunità brianzola, che ha accusato Virzì di dare un quadro non rispondente alla realtà della gente del luogo.
Andrea Monti, assessore leghista al Turismo della Provincia di Monza e Brianza, sul suo blog ha scritto che Virzì si è limitato a una «caricatura di alcuni stereotipi falsi, una vera e propria opera di mistificazione, probabilmente un po’ frutto della voglia di additare in negativo la Brianza identificata come la terra del nemico politico».
Premi e riconoscimenti
Nel 2014 Il capitale umano ha vinto sette David di Donatello, tra cui quello per il Miglior film, ed è stato il candidato italiano agli Oscar 2015 per il Miglior film straniero, anche se poi è stato escluso dalla lista finale delle nomination.
- On 20 Dicembre 2017