Il futuro raccontabile. Un corso che prefigura un cambiamento, e poi quel cambiamento diventa una storia vera. Il caso Fastweb
di Luciana De Laurentis
> capitolo tratto dal libro Futuro anteriore
Roma Tor Vergata, 16 aprile 2015: la mia prima docenza-testimonianza all’università, in un corso dal titolo “Lo storytelling: nuovo linguaggio, nuova piattaforma relazionale”.
Racconto a degli studenti perché e come costruire storie d’azienda, storie utili all’organizzazione e alle persone che la abitano. Racconto degli esempi. Racconto delle storie.
A un certo punto dico: «Ci avevano chiesto un piano d’azione: noi abbiamo proposto una narrazione». Ed è come se mi guardassi da fuori. Penso: ma come sono arrivata qui oggi? Forse perché da bambina volevo fare la maestra?
In realtà è una storia più recente, cominciata nell’estate del 2011, in un’aula in cui avevamo riunito tutti i colleghi dell’Ufficio formazione ad approfondire i temi del business writing in un nuovo corso: “Pre-raccontare il cambiamento”.
Partire dalla fine
Perché un corso su questo tema? Pensavamo in quel momento che fosse semplicemente un corso di aggiornamento per noi formatori, un modo efficace per affrontare i temi di change management anche da un altro punto di vista. Le organizzazioni vivono oggi sull’onda di cambiamenti continui e conoscere modelli aggiuntivi per leggerne le dinamiche è certamente efficace. Già… questo ci dicevamo. E invece eravamo noi stessi a essere sull’onda di un cambiamento, senza ancora esserne consapevoli.
Nei due giorni di corso intanto tenevamo la mente accesa e all’erta, esercitandola a guardare oltre, a partire con la fine in testa:
– quanti racconti possono nascondersi dietro un’immagine?
– quali step permettono di distinguere un problema da un obiettivo?
– cosa c’entrano i re, gli aiutanti e i principi con la vita d’azienda?
Fatti, concetti e valori da inserire nelle presentazioni, negli speech, nelle attività quotidiane per suscitare sorpresa, per creare emozione, per narrare il futuro oltre al presente. Le tecniche per disegnare lo scenario oltre il problema, i modelli per vincere le resistenze, i piccoli passi dello scalatore per capire in quante fasi si arriverà alla vetta: il cambiamento che si ha in mente. È così che ci siamo esercitati in quei due giorni a evocare il futuro, a renderlo visibile e soprattutto raccontabile.
Quand’è che un corso di formazione si rivela utile? Per esempio quando un semplice esercizio cominciato in aula diventa, anche a distanza di tempo, un progetto, un’attività, un risultato concreto. È successo proprio durante quel corso.
Altro che esercizio!
In quel periodo era in corso un contest di innovazione interna, che premiava la raccolta di idee. Scegliemmo proprio questo progetto per un normale esercizio d’aula e di co-writing: descrivere un’attività aziendale in forma di racconto.
Scatenammo un po’ la fantasia e se il futuro doveva essere anteriore, noi ci lanciammo a spasso nel tempo.
Ne venne fuori un bel racconto scritto a più mani, che cominciava così:
“Anno 2050 – Garden Lesson al Chiostro n. 2. Corso di Studi: Il pianeta delle idee sostenibili. Lezione: Gli Ologrammi raccontano. (…)
Chi sei? Io sono l’Innovazione (…) Allora ero io che tenevo sveglie le menti in tutti i dipartimenti, che accendevo le idee come le scintille, che facevo andare le cose veloci, sempre più veloci (…) E poi ero finita un po’ nel dimenticatoio. (…) Ma in realtà io c’ero, c’ero ancora, solo ero quasi nascosta da “nomi d’arte”: concept, task force, project work e lì io resistevo, vigile, e scalpitavo per venir di nuovo fuori. (…) A un certo punto qualcuno si ricordò di me e non era nostalgia per il passato, ma spinta verso il futuro! Lanciarono un programma che prendeva spunto da me e… (…).
Bella storia! Ma senza futuro. Un semplice esercizio d’aula, che magari credi sia meglio riuscito di altri, però si chiude lì.
Finisce il corso. Passa qualche mese. E cambiano un po’ di cose.
Ci viene chiesto di trasformarci. Il gruppo si evolve e si muove insieme all’organizzazione. Alcuni di noi passano a creare una nuova funzione di Comunicazione Interna. Una funzione che nasceva e che doveva trovare una sua identità per accompagnare l’azienda nel generare una propria rinnovata identità, con una nuova vision e con nuovi valori.
Una sfida che valesse la pena raccontare.
E mentre cercavamo di impostare le attività e di settare le nostre menti su un lavoro diverso, una delle prime cose da gestire era proprio la chiusura del contest di innovazione, la premiazione e la comunicazione dei risultati.
Da dove cominciare, se non da quel racconto scritto durante il corso?
Lo trasformammo in uno story-board per un video emozionale che aprisse i lavori della convention finale e diventasse poi virale all’interno della Intranet che stavamo già cominciando a rinnovare.
Il video evocativo funziona. Lo storytelling in azienda funziona.
Narratori consapevoli
Diventiamo narratori consapevoli: il cambiamento si può pre-raccontare, il corso ci aveva dato un modello quando ancora non sapevamo come e quanto lo avremmo usato.
Da lì in avanti raccontare storie dall’interno e per l’interno è diventato uno dei modelli con cui “facciamo” comunicazione interna. Lo storytelling è diventato esplicito: le storie raccontano le persone che lavorano dentro l’organizzazione, che diventano protagonisti e narratori in tutte le forme scritte, orali, multimediali e social che nascono nella vita d’azienda.
Le storie sono diventate un modo per mettere in connessione le persone con i progetti, per anticipare e comprendere esigenze, per spiegare trasformazioni, per creare una cultura condivisa.
Le abbiamo usate per diffondere la nuova vision e i nuovi valori, in un racconto nato da un tweet rivolto a tutta l’azienda: “Come immagini la tua azienda nel futuro”?
Le abbiamo usate per lanciare nuovi progetti, per scrivere insieme nuove tracce dell’azienda che verrà, ma anche per ricordare, per celebrare, per usare il passato a sostegno di quel futuro anteriore a cui ancorare il cambiamento.
Per esempio, chi l’avrebbe detto, durante quel corso, che di lì a qualche anno avremmo celebrato i primi 15 anni dell’azienda grazie a un racconto collettivo del “teen factor”, cominciato chiedendo a tutti di inviare una loro foto di quindicenni? E che la prima foto ad arrivare sarebbe stata proprio quella dell’Amministratore Delegato?
Le storie, poi, sono premiate
Le storie funzionano. Perché sono parte del nostro quotidiano, perché avvengono sempre e comunque, perché nascono alla macchinetta del caffé, nelle riunioni lunghissime, durante le pause in cui prendono corpo. E a volte basta solo intercettarle e metterle in “cornice”. A questo era servito quel corso: a sapere quanto è importante la struttura, il metodo, la “cornice” appunto in cui inserire una storia tra passato, presente e futuro… anteriore.
Sono seguiti altri corsi, tanta esperienza sul campo, tanti esempi di storie. E un premio. Nel 2014 la funzione di Comunicazione Interna di cui faccio parte ha vinto il primo premio nel contest Brand Story-Telling Awards (video youtube), organizzato dall’Università Iulm.
Abbiamo vinto un premio per il miglior racconto d’impresa, con un progetto di comunicazione interna. In teoria è per questo che mi hanno chiamato qui all’Università di Roma Tor Vergata oggi. In teoria.
Ma mentre dico ”Ci avevano chiesto un piano d’azione: noi abbiamo proposto una narrazione”, e io mi guardo da fuori, io so che questa storia è cominciata un po’ prima.
È cominciata con un corso dal titolo evocativo: “Pre-raccontare il cambiamento”.
Ed è una storia che continua.
(*) Luciana De Laurentiis è Internal Communication Manager
di Fastweb
- On 12 Dicembre 2015