Matching skills e dintorni. Quando ciò che ti appassiona fuori dal lavoro ti aiuta sul lavoro
di Luciana De Laurentiis
2011 Christine Lagarde è la prima donna nominata Direttore Generale del Fondo Monetario Internazionale..
Avvocato d’affari, già ministro dell’Economia in Francia, donna sportiva, elegante e di charme, madre di due figli, diventa, grazie alla bollente poltrona del FMI, una tra le donne più potenti del mondo.
Tanto bastava in quel periodo a far sì che mi chiedessi: ma come fa a far tutto e a reggere ritmi e pressioni così fuori dal comune?
2012 Christine rilascia un’intervista alla rivista tedesca Stern: “Dobbiamo avere le cose in pugno, non possiamo consentirci l’autocompiacimento. (…) Insomma come donna si deve essere semplicemente più forti”. E, poi, una frase rivelatrice di ciò che ha influito nella formazione di questa donna così potente: per lei, medaglia di bronzo ai campionati francesi di nuoto sincronizzato del 1973, “il nuoto sincronizzato è stato fondamentale: insegna capacità di resistenza, e tenuta. Uno è sotto pressione ma si controlla. Si stringono i denti e si sorride”.
Ecco il punto di distinzione. Con una figlia sincronette e un lavoro nel campo delle risorse umane, era facile per me ritrovare analogie tra la pratica del nuoto sincronizzato e alcuni aspetti del mondo del lavoro: l’attenzione al rispecchiamemto nella sincronia di squadra, la tenacia, la consapevolezza di quanto lavoro si celi dietro un risultato, l’allenamento a suddividere un grande macro obiettivo in piccoli step da superare di volta in volta.
Da lì ho cominciato a notare sempre di più quanto alcune delle passioni personali che permeano le nostre vite e le attività extra-lavorative lascino poi tracce precise anche nel nostro modo di agire al lavoro.
Oggi si legge che anche il knitting, la passione del lavoro a maglia, ha ripercussioni positive sul lavoro, perché, oltre ad agire da neutralizzatore dello stress come attività manuale, implica anche un’attività mentale e progettuale, capace di allenare il visioning e il problem solving, visto che il prodotto finale viene prima visualizzato e poi se ne organizza la realizzazione, risolvendo difficoltà e ostacoli lungo il percorso.
Oggi esistono studi specifici sulla relazione tra gli interessi e la performance lavorativa. Studi che hanno il merito di sottolineare la centralità degli interessi vocazionali e quindi l’importanza per le persone di averne consapevolezza per collegarli ad attività specifiche del loro lavoro (Van Iddekinge C. H., Roth P. L., Putka D. J., Lanivich S. E., Are you interested? A meta-analysis of relations between vocational interests and employee performance and turnover, “Journal of Applied Psychology”, 96(6), 2011 1167-1194).
Anche i siti che danno suggerimenti sulla compilazione dei curriculum vitae e sulla conduzione dei colloqui lavorativi insistono oggi sull’importanza di hobby e interessi personali. Specificano che i selezionatori sono interessati a questi aspetti e che, ad esempio, la passione per la maratona può rivelare resistenza e tenacia nel portare a termine un progetto anche a lungo termine.
O che rivestire ruoli nel sociale o come coordinatori di un team sportivo spesso consente di sviluppare doti organizzative e di leadership.
O ancora che la passione per i viaggi avventurosi può indicare autonomia, adattabilità e capacità di confronto con realtà, culture e situazioni diverse. E che ad esempio saper improvvisare all’interno di un quartetto jazz aiuta a saper prendere l’iniziativa anche in assenza di direttive (o direttori d’orchestra) ufficiali.
Oggi so che tutto questo si può chiamare matching skills, come suggerisce Palestra della Scrittura. Si tratta cioè della capacità di trovare nessi e di allacciare sinergie tra storie e situazioni diverse, tra percorsi paralleli, tra hobby e lavoro, tra volontariato e carriera, tra non profit e profit, tra musica-arte-sport e business, tra storia e cronaca e così via.
Capacità, creatività, energie e sinergie che sono preziose per le organizzazioni moderne e anche per le persone, che vivono così in modo più pieno e soddisfacente il lavoro e vedono valorizzato il loro impegno su entrambi i fronti, personale e professionale
La Palestra ama così tanto le matching skills da costruirci sopra interi percorsi formativi a partire dal teatro, dalla musica, dallo sport, dalla filosofia: Budo & Business, Rithm & Business, Pre-raccontare il cambiamento, Ribàltàti e contenti.
E per chiudere, citando ancora una volta Christine Lagarde, durante il recente incontro con Beppe Severgnini alla Fondazione Corriere della Sera, ha usato una espressione culinaria della tradizione familiare per chiarire la sua opinione sulla decrescita felice:
“Tutto è più buono con il burro” diceva la nonna di Christine Lagarde. “La crescita è indispensabile se si vuole ridurre il disavanzo, per innovare e creare posti di lavoro. Però non deve avvenire a qualsiasi condizione, deve essere equilibrata e inclusiva». E cioè: anche il burro rende tutto più gustoso, ma non per questo bisogna usarlo a dismisura. Altro che tecnicismi economico-finanziari!
Come hanno commentaro alcuni giornalisti presenti: “Le metafore culinarie recano in sé un’efficacia stilistica difficile da eguagliare”.
Che Christine sia anche una brava cuoca?
Cio che è certo è che la capacità di comunicare è parte integrante della professionalità. E questa è una di quelle matching skills che si possono allenare divertendosi in Palestra della Scrittura.
- On 6 Ottobre 2015