Budo e Sudo
Se qualcuno mi avesse detto “farai due giorni di Palestra, e ingrasserai!”, sicuramente lo avrei guardato come un pazzo. E invece è quello che è successo, soprattutto dopo due giorni di visite cultural-gastronomiche in agristurismo!
Ritiro annuale della Palestra. Trieste. Pochi sapevano quel che sarebbe successo.
Chi sapeva tutto sapeva, chi sapeva poco tacciava, chi non sapeva nulla millantava!
Parcheggio la macchina in questo bellissimo albergo affacciato sul mare, piscina e camera a disposizione, opto per la seconda e vado a farmi una pennica, cullato dallo sciabordio delle onde e dai rochi versi dei gabbiani.
Vengo svegliato da un lieve rumore in corridoio (“QUAL’E’ LA STANZA? ASPETTA, POSO LA VALIGIA E CONTROLLO!!!!!!”) e da un discreto bussare alla porta – cheè poi stata riparata con pochissima spesa. Gli amici! Ti circondano di calore ed affetto, e ti propongono un dolce “VIENI SUBITO IN PISCINA! SIAMO TUTTI LI’!”
Così ti infili alla veloce il costume, e ti fiondi da basso! Riesci a fare due bracciate, e poi il dolce consiglio “VATTI A VESTIRE CHE ANDIAMO IN PALESTRA!”
In Palestra? Ma non c’ero già?
Vabbè, mi vesto sportivo come consigliato, vengo caricato su una macchina con persone fino al momento non conosciute (ma poi diventate più che amiche, la sofferenza comune aiuta!), e vengo trasportato fino ad una chiesa. Se fino a quel momento la scelta poteva essere solo bizzarra, al termine della serata i reconditi perché mi sarebbero balzati alla mente!
Entriamo e e il maestro Lucchini, lievemente, ci dice “correte”. E noi si corre, convinti che si tratti di quel leggero riscaldamento che si riserva alle persone di età prima di fare i lievi sforzi fisici a loro consoni.
Dopo il terzo minuto, all’apparizione di San Gerolamo in 3D (e non era un trailer) mi rendo conto che forse l’allenamento non sarebbe stato così lieve. Ma è giusto – mi sono detto – per qualunque attività fisica bisogna riscaldarsi. Anche se piùche riscaldamento iniziavamo a sentirci come un bricco di latte dimenticato nel microonde al massimo prima del ponte di Ferragosto!
Qualcuno tentava di opporre tiepide scuse. Ad esempio, a fronte di una richiesta del tipo “fatemi 200 addominali” se si obiettava “maestro, ho 4 ernie” si otteneva come risposta un motto Zen “addominali davanti, ernie dietro!” Se all’ordine di tirare calci si obiettava “maestro, temo di essermi fratturato la tibia destra” la risposta era sempre Zen “tu no ha una tibia, tu ha due tibie. usa altra”. Se dopo 20 minuti di corsa laterale emettevi un flebile “maestro, temo di avere un infarto!”, la saggezza Zen rispondeva “cuore sopra, gambe sotto. Corri, sfaticato!”
E quando il Maestro ha detto: ora iniziamo veramente… mi aspettavo una qualche figura T’ai chi ch’uan, tipo “foglia della pianta di loto che delicatamente si appoggia sulla superficie del ruscello e, dopo un viaggio durato mesi, si depone finalmente sulle onde calme del mare adriatico, di fronte ad una movida ripiena di Mojito plaudente”. E invece, il cortese invito è stato “picchiatevi!”.
Se ci pensate per un secondo, non è proprio un ordine che viene recepito al volo. Nessuno di noi è in politica, e io ero in conoscenza abbastanza stretta (non dico per picchiare, al massimo per rubare lo zucchero del caffè al bar) con non piùdi un paio di persone. Ma niente, bisognava picchiarsi.
Probabilmente i nostri colpi non sono stati soddisfacenti, infatti il maestro ad un certo punto si è spogliato degli abiti borghesi (e il cast di Mercenari 2 – Silverster Stallone, Arnold Schwarzenegger, Bruce Willis ecc – hanno sospeso le riprese, dicendo “e vabbè, se non c’è confronto non c’è confronto!”) e ha indossato il kimono. Con calma si è allacciato la sua cintura nera (su cui il 5° dan inizia a fare capolino) e ha detto: vi faccio vedere come fare. E girandosi alla sua destra, ha pronunziato in modo flautato il nome “Paolo!” e poi “puoi venire un momento?”
Io mi ero sempre chiesto come mai il buon Carmassi presentasse lividi e calli in posti dove gli altri esseri umani non hanno neanche i posti, e finalmente ho avuto la risposta. Il nostro ha imbracciato lo scudo (maledicendo a bassa voce il fatto che non fosse grande come un SUV), e anche lui con voce flautata ha risposto “eccomi”!
Purtroppo di quanto segue abbiamo pochissime testimonianze fotografiche.Questa è la più vicina alla realtà!
Dopo aver giocato a Sudoku con le costole e le vertebre del Komandante, il Sensei ci guarda con occhio sereno e chiede “avete capito? Volete che lo faccia con voi?”
E qui 11 persone, come un sol uomo, risposero“tutto chiaro maestro! ci picchiamo da soli!”
Alcuni di noi partirono in coppia, provando il SEN-SEN, il SEN-NO-SEN, il SEI-FUORI-DI-SEN, e così via. Alcune compagne più dotate provarono una nuova forma di SEN-SEN (che il maestro Sesoki Maspinto definì in tardo giapponese “STO-PAR-DE-TET”).
Chi per qualche motivo era rimasto escluso da questo tourbillon di calci e pugni si limitò ad un paio di craniate contro gli spigoli vivi della palestra.
Ma tutto questo, purtroppo, ebbe fine. Intorno alle 20 ci fu l’ordine di seppellire i caduti, soccorrere i feriti e ritornare in albergo per una doccia, prima della cena.
Dopo la doccia le cose andavano meglio. Ci sentivamo tutti pieni di energia, come Cip e Ciop che si preparano per un invito a cena ricevuto da Yoghi e Bubu. Ci dirigiamo verso l’agriturismo, e sembravamo i cugini di Bruce Lee in pellegrinaggio!
La cena: stinchi di maiale affettati con le mani! Pagnotte smembrate a calci volanti! Non si chiedeva un coltello, si urlava “ALABARDA SPAZIALE!”. Avevamo il mondo fra le mani. Fossimo stati in grado di muovere le gambe, lo avremmo avuto ai nostri piedi!
In ordine sparso siamo rientrati in albergo, tutti con la voglia di continuare. Energici, sguardi limpidi proiettati verso un nuovo futuro. La buonanotte era fatta di finte, calci laterali, danneggiamento degli abduttori e cosette così. Domattina… chissà cosa faremo!
Il giorno dopo ci siamo rivisti a colazione. E ci siamo subito riconosciuti. Lo sguardo, i movimenti, tutto ci distingueva dagli altri ospiti.
Gli altri scioglievano in acqua calda Nescafè o orzo, noi… Oki, Muscoril e svariati altri anti-infiammatori e anti-dolorifici! L’acre odore di Voltaren riempiva la sala. Il Sensei indossava ancora intrepido la cintura nera 4° dan (in odore di quinto). Noi indossavamo per orgogliosa necessità Cinture Gibaud e svariati altri accessori.
Gli spostamenti dal tavolo al buffet ricordavano le tristi e dolorose camminate dei penitenti sul cammino di Compostela (semplicemente sostituendo epiteti e parolacce con più consone parole).
Ma eravamo vivi! Ci faceva male, quindi eravamo vivi! Ma chissà come mai, questa considerazione non ci consolava al 100%…
Il resto, alla prossima puntata!
- On 6 Settembre 2012