Mnemotecnica: ginnastica per ricordare
di Sergio Borra
La memoria è come un muscolo: si può migliorare con l`allenamento.
Naturalmente, non tutti i muscoli sono uguali. E neanche i tipi di memoria.
Spesso la gente si lamenta della propria memoria, minimizzandone l’efficienza.
Invece, in ogni momento della nostra vita la capacità di ricordare ci fa compiere miracoli. Anche per leggere questo testo è necessario il suo aiuto, altrimenti ci apparirebbe una sequenza di simboli grafici senza significato.
La memoria è alla base di tutto ciò che sappiamo. Registra, classifica, immagazzina, recupera l’informazione con una flessibilità, una rapidità e una capacità superiori al migliore dei computer. Raccoglie le nostre esperienze sensoriali e ci permette di riconoscere una cosa già vista o udita, un sapore, un odore, una sensazione tattile provata.
Se consideriamo la memoria come un muscolo, ecco alcune tecniche per allenarla.
Memoria visiva, auditiva o cenestesica?
Tutto parte, ancora, dalle modalità sensoriali. Ognuno ha un proprio stile di pensiero e di memorizzazione. Possiamo parlare di una memoria più visiva, legata alle immagini; oppure di una più auditiva, all’udito; o di una più cenestesica, alle sensazioni.
Il visivo pensa ed elabora le proprie decisioni per proiezioni e associazioni visive. Si serve di immagini mentali per comprendere direttive aziendali o piani complessi. Quando esiste un problema di lavoro, ricorre a letture per trovare una possibile soluzione o consulta un manuale. Ricorda ciò che gli viene sottoposto sotto forma di illustrazioni e grafici. Usa schemi, forme geometriche, simboli; colora i testi, spesso con evidenziatori diversi.
L’auditivo dà più importanza alle parole, proprie e altrui. Ricorda poesie, messaggi pubblicitari, canzoni, che poi continuano a ronzargli in testa. Lavora meglio nel silenzio, o in situazioni che gli permettono di concentrarsi sui problemi. Durante una riunione, la sua attenzione si fissa sulle frasi a effetto. Apprende tramite letture e ripetizioni ad alta voce, o registrazioni.
Il cenestesico apprende per prove e tentativi, cerca di fornire sensazioni ed emozioni al proprio corpo, ha bisogno di “afferrare il concetto”, “toccare con mano” sentirsi coinvolto. Per decidere dev’essere posto davanti o, meglio, dentro il problema, viverlo in prima persona. Durante una conversazione con un collega può sentire l’esigenza di camminare su e giù, o di aprire la posta, o di fare qualcos’altro: lo aiuta a riflettere sulle cose. Il movimento per lui è importante per mantenere “aperti” i canali di apprendimento e memorizzazione, perciò gli è difficile star seduto ad ascoltare.
Pensate a cosa ricordate con maggior facilità o qual è la situazione di apprendimento più soddisfacente per voi. Per esempio, di una vacanza ricordate più i paesaggi e gli ambienti, i discorsi e i suoni, o le attività svolte, i profumi e il clima?
Quando incontrate una persona, ricordate di più la sua faccia e il suo look, il tipo di voce, oppure i movimenti del corpo e la simpatia? Quando cercate una via ricorrete a una cartina, chiedete informazioni, o vi affidate al senso di orientamento?
Se avete individuato la vostra modalità più forte, potete imparare a usarla al meglio. Se siete visivi, cercate di esprimere le esperienze e le idee visualizzandole con schizzi e disegni, rappresentatele con dei grafici, chiedete esempi per fissare i concetti. Se siete auditivi, fatevi spiegare nozioni nuove a voce, ascoltate nastri registrati, sostenete conversazioni. Se siete cenestesici, inserite nel vostro processo di apprendimento il movimento fisico, confezionate le informazioni in modo concreto, sperimentate.
Per affinare le facoltà mnemoniche, però, è fondamentale far partecipare anche altri sensi, oltre a quello prevalente: un apprendimento multisensoriale è molto più efficace.
Le “stanze” di Simonide e i “loci” ciceroniani
La tecnica mnemonica ha origine intorno al quinto secolo avanti Cristo. Fu escogitata dal poeta greco Simonide. Come racconta Cicerone nel De Oratore, durante un banchetto a cui Simonide fu invitato per recitare alcune poesie in onore del padrone di casa, crollò il tetto della sala, provocando la morte degli ospiti, ma non di Simonide, che pochi attimi prima era stato chiamato fuori. Molti corpi erano irriconoscibili. Simonide ricordò il punto esatto in cui ognuno degli ospiti era seduto, e poté identificare i corpi. Questa circostanza gli suggerì le leggi della memoria: se la memoria visiva era così buona, poteva usarla come aiuto per ricordare anche altre cose. Escogitò un metodo usato ancora oggi: il metodo delle stanze.
Consiste nel visualizzare una stanza con tutti gli oggetti e i mobili che la compongono: ogni oggetto e ogni mobile corrispondono a un’immagine cui associare le cose da ricordare. Ogni volta che avete bisogno di richiamare tali cose, sarà sufficiente guardare l’oggetto o il mobile con l’“occhio della mente”, e automaticamente scaturiranno le informazioni che avete associato.
Esempio. Pensate a una stanza di casa vostra. Partendo dalla porta e procedendo in ordine, visualizzate dieci oggetti o mobili: lo stereo, una libreria, il televisore e così via.
Supponiamo ora che dobbiate ricordare di comprare dei fiori, di telefonare a un amico e di prelevare al bancomat.
In primo luogo, basterà immaginare che mentre inserite un cd nello stereo, dallo stesso escano fiori di colori diversi, con un delizioso profumo che pervade l’intera stanza. Poi, potete immaginare che tutte le pagine dei libri si trasformino in tessere del bancomat e dai libri stessi cadano fragorose cascate di monetine e banconote. Infine, l’immagine che compare in tv è quella del vostro amico che, con un grosso telefono sulla testa e a un volume così alto da rompere lo schermo, vi urla di chiamarlo subito.
Ora so che se vi dicessi “stereo”, subito mi rispondereste “fiori”, e così anche per gli altri due collegamenti; e so che con un minimo di esercizio siete in grado di farlo da soli. Verificatelo.
Un metodo simile è quello dei “loci ciceroniani”, codificato appunto da Cicerone, con il quale egli riusciva a memorizzare molte informazioni nuove, collegando ognuna di esse a un luogo o un elemento di un percorso perfettamente noto.
Pensate, ad esempio, al percorso che fate ogni giorno per andare da casa in ufficio; scoprirete con quale facilità sia possibile visualizzare in ordine tantissimi loci abituali. La tecnica consiste nell’associare le cose da ricordare a questi luoghi, per poter richiamare in perfetto ordine l’intera sequenza di informazioni.
Immaginazione, emozione, associazione
Dai sistemi appena descritti comprendiamo che i fondamenti di cui la memoria ha bisogno sono:
1) l’immaginazione
2) le emozioni
3) le associazioni.
Ogni mnemotecnica ha bisogno di attivare i nostri cinque sensi. Pensate come potrebbe essere molto più facile ricordare una materia come la storia se fosse possibile vedere le immagini delle battaglie, sentire le voci dei personaggi o toccare con mano le prove lasciate ai posteri.
Usare tutti i sensi nella vostra immagine mnemonica non è però sufficiente se insieme non create emozioni: quanto più le vostre immagini mentali saranno bizzarre, esagerate, paradossali, grottesche, in movimento, colorate, tanto più sapranno rafforzare il ricordo.
È poi essenziale associate in modo creativo qualsiasi informazione nuova a qualche elemento già presente nella vostra memoria: permette di migliorarne il rendimento, come avrete notato nelle tecniche delle stanze e dei loci.
Invecchiamento e memoria
È luogo comune che il declino mentale sia parte inevitabile e naturale dell’invecchiamento. Diverse ricerche dimostrano che il 20-30 per cento degli ottantenni ottiene risultati analoghi, se non superiori, a quelli di persone molto più giovani. D’altra parte, la storia è piena di scienziati, studiosi, personaggi politici e artisti che hanno conservato un’ottima salute mentale anche molto avanti con gli anni.
Sotto, allora, con un po’ di jogging, di training della mente, perché la memoria si può migliorare a qualsiasi età, anche senza chiamarsi Picasso, Tolstoj o Churchill.
- On 17 Ottobre 2012