
Persone al centro di parole e immagini
Linguaggio sessista e pratiche discorsive di genere
di Gabriella Rinaldi
Le persone sono al centro di parole e immagini.
Fake news, politica on-line, algoritmi, infodemia: le nostre vite sono costellate di informazioni che possono avere un duplice effetto. Possono, da un lato, catalizzare uno sviluppo inclusivo e sostenibile, e, dall’altro, inibire la democrazia e la libertà con contenuti razzisti, sessisti, omofobi, abilisti e lesivi delle persone in molti modi.
Da una parte il linguaggio, le parole, le narrazioni, le identità, la qualità. Dall’altra le tecnologie, i media, i dati, l’informazione, l’oggettività e la quantità.
Le nostre esistenze sono reticolari e tutto questo può contribuire a creare valore, o a demolirlo. A includere, o a escludere.
Ci siamo noi al centro, persone prima di tutto, con il nostro bagaglio di pensieri, esperienze ed emozioni.
Le persone al centro
Questo mondo interconnesso cosa sarebbe senza di noi?
Forse non sarebbe. Nella logica della rete siamo punti di connessione che ricevono e trasmettono valore. Siamo molto più che persone. Siamo possibilità di relazione, di conoscenza e di informazione. Siamo individui potenziati dal digitale, con la facoltà di scegliere se garantire quello scambio di valore o restare semplici ingranaggi.
Gli studiosi lo chiamano umanesimo digitale, è questo ecosistema complesso in cui le persone sono costantemente al centro.
Per non perderci nel mare della complessità ed evitare che la rete ci incagli, possiamo usare delle domande àncora.
(Buone) domande
“Giudica un uomo dalle sue domande piuttosto che dalle sue risposte”
Voltaire
Fare e farsi buone domande è un potente antidoto per affrontare in modo consapevole e creativo la complessità.
Quelle buone davvero accendono la conversazione e creano occasioni di incontro.
Ne propongo qualcuna:
- Con quanta attenzione progettiamo i linguaggi, i contenuti, le parole?
- Possiamo costruire una civiltà digitale capace di valorizzare le differenze, cancellare le vecchie discriminazioni e prevenire le nuove?
- Quanto siamo consapevoli delle possibilità, dei limiti e dei rischi che derivano dalla libertà di scelta?
Abbiamo il dovere di fare domande per continuare a crescere, dimenticando le risposte che presumiamo di conoscere già.
Il linguaggio sessista
La pubblicità, i libri di storia, i romanzi, le canzoni, i film: i discorsi narrativi e visivi influenzano da sempre la percezione che abbiamo delle altre persone.
Le parole sono vettori di storie ed esperienze, possono essere finestre oppure muri, ed è per questo che Nanni Moretti urla “Le parole sono importanti“.
Facciamoci caso: quali parole vengono usate per informare di un evento, per raccontare una notizia o per descrivere le persone?
Quali parole usiamo per parlarci e per parlare? Cambiano in base al mezzo di comunicazione?
Sono solo parole? E le immagini, le rappresentazioni grafiche, il tono di voce di chi racconta?
Le pratiche discorsive di genere
Per analizzare meglio il linguaggio sessista e conoscere gli schemi mentali di cui è portatore, ho elaborato uno studio a partire dai concetti di violenza, femminismo e sessualità.
In particolare, mi sono dedicata allo studio delle pratiche discorsive di genere per capire come influenzano il linguaggio e come questo influenzi pensieri e comportamenti.
È il tentativo, seppur parziale e a tratti ingenuo, di rispondere a queste due domande:
- In che modo gli schemi di pensiero contribuiscono alla costruzione culturale del femminile e qual è la restituzione che ne fanno i media?
- Quando si raccontano movimenti sociali come il #MeToo, esistono logiche di potere che influenzano il linguaggio e producono legittimazione, colpevolizzazione, deresponsabilizzazione, o stigmatizzazione?
È parziale perché affronta solo uno dei tanti, tantissimi, aspetti che entrano in gioco per progettare una comunicazione inclusiva e responsabile.
È ingenuo perché scritto con quella passione di chi, per le prime volte, si trova faccia a faccia con la vita e ha le braccia troppo corte per abbracciare il mondo.
Anche se oggi sono più consapevole che non è solo una questione di genere, la mia proposta è la stessa: progettare una comunicazione etica e creativa che porti a quello che mi piace definire “equilibrio di genere”.
Eccola, è la mia tesi.
- On 4 Gennaio 2023