La babele in camice bianco
Sei pazienti immaginari alle prese con un vero ospedale
di Silvia Frattini
Prescrizioni, referti, screening, cartelle cliniche: sono tante le insidie che si nascondono tra le mura di un ospedale. Gergo, sigle impronunciabili, tecnicismi vari che rafforzano le fondamenta di una naturale incomunicabilità. I racconti di Marco, Roberto, Valentina, Sara, Luciano, Elena e dei loro destini incrociati.
ore 8.30: radiologia
Colazione leggera, corsa alla metro, occhiata furtiva al giornale del vicino. Marco arriva in accettazione con un certo anticipo, la prescrizione in tasca e la testa tutta concentrata sulla giornata che sta per iniziare.
“Speriamo sia una cosa veloce” – pensa tra sé, mentre il corridoio comincia ad affollarsi. “Ecco, ci siamo”: Marco si alza e, con l’impegnativa del medico di famiglia ben in vista, entra in sala visite.
SI RICHIEDE CORTESE VISITA CHIRURGICA PER EV ASPORTAZIONE DI NEOF COSCIA SX (1)
Un anno sfortunato, quello di Roberto: prima al lavoro, con quell’improvvisa ristrutturazione, poi la crisi con Laura. E adesso una maledetta spalla che proprio non ne vuol sapere di guarire. È gonfia di fogli e di speranza la cartelletta che tiene sotto il braccio:
A destra, in sede intra ghiandolare e peri ghiandolare evidenza di alcune adenomegalie misurante un diametro massimo approssimativo di mm. 14 x 8.
L’aspetto ecografico delle adenomegalie nè prospetta la natura flogistica reattiva.(2)
Qualche settimana prima l’ennesimo accertamento: ecografia osteoarticolare distrettuale.
Un nome serio, ampio e dettagliato insieme, che già infondeva un po’ di fiducia…
Esame condotto con sonda ad alta frequenza, comparativamente, per sintomatologia clinica a destra.
Si apprezza aspetto ipoecogeno delle strutture componenti la cuffia dei rotatori a sinistra, relativamente a processo tendinosico-degenerativo.
Inoltre si reperta immagine oblunga, tenuemente iperecogena, compatibile con esiti di lesione parziale del tendine stesso (lesione parziale della cuffia dei rotatori).
Non versamenti articolari.
Lieve alterazione dei rapporti articolari (sindrome di conflitto).(3)
ore 9.45: ginecologia
Valentina è nervosa. Eppure lo sa bene che non deve preoccuparsi. È il solito controllo: ecografia e pap test, come ogni anno. Attacca la bici all’angolo, sale le scale e corre a ritirare il referto.
Solo dieci minuti ed è di nuovo fuori. Neanche il tempo di scendere i gradini che già lo sguardo – e i pensieri – indagano frenetici dentro la busta.
ECOGRAFIA
Utero RUF, di volume regolare, non dolente alla mobilizzazione.
(cosa significa RUF? la mobilizzazione è una malattia?)
Annessi non apprezzabili.
(annessi a cosa? in che senso non apprezzabili? è un bene o un male?)
PAP TEST
Materiale adeguato
(bene…)
Negativo
(ma non era adeguato? aiuto! così, bella in evidenza, sarà senz’altro una brutta notizia…)
Assenza di anomalie morfologiche riferibili a lesione intraepiteliale o maligna (4)
(fiuuuuuuuhhhh…)
Presenza di miceti
(oddio, sarà grave?)
Candida
fiuuuuuuuuhhhh…)
ore 11.15: pronto soccorso
La solita fretta. E quella brutta abitudine di leggere la posta arretrata il mattino dopo, scendendo i gradini ancora umidi. «Stavolta me la son proprio cercata» – sbuffa Sara mentre il medico le flette piano il piede, premendo con le dita i contorni gonfi della caviglia. Il referto:
Medico accettante: Dr. Rivella
Anamnesi prossima: TRAUMA ACC CAVIGLIA DX
Indagini RX: TIBIOTARSICA DESTRA
Non si apprezzano segni di fratture: modetsa tumefazione dei tessuti mollli perimalleolari esterni
Terapia consigliata: ARTO ELEVATO, GHIACCIO, VIOXX 25 MG 1 CP AL DI’
Prognosi: gg 12 s.c. PAZIENTE RINVIATA AL DOMICILIO (5)
ore 16: cardiochirurgia
Se l’è vista brutta Luciano, ricoverato d’urgenza una settimana fa. Nemmeno il tempo di realizzare, che già stava a terra, semisvenuto, e con uno spillone woodoo nel petto.
Sì, proprio un infarto, a nemmeno sessant’anni. La corsa in ambulanza, l’intervento chirurgico e, adesso, una valvola mitralica nuova di zecca.
Ora, per fortuna, il peggio è passato. Ma Luciano faticherebbe a capirlo, leggendo il proprio diario clinico (6) .
Luciano intuisce le buone nuove più dal volto disteso di Paola, la figlia maggiore, che dalle note a commento dello screening quotidiano:
Non si repertano significative variazioni al confronto con l’indagine del giorno precedente. Si conferma ipoventilazione in sede basale sovradiaframmatica a destra ed ipoventilazione in sede retrocardiaca a sinistra. C.V.C. ad ingresso giugulare destro con apice in atrio sinistro.
ore 16: dimissioni
Sarà una convalescenza lunga, Elena lo sa, ma quando si sopravvive a un’emorragia cerebrale ci si risveglia improvvisamente saggi e pazienti.
“Ce ne andiamo!”: Giovanni è raggiante, con quel mazzo di tulipani gialli e la lettera di dimissioni nel taschino della giacca:
Egregio Collega,
Dimettiamo in data odierna la Sig.ra Elena *** di a. 48 ricoverata il 30 maggio per malfunzionamento di sistema derivativo impiantato in altra sede per idrocefalo post-emorragico.
All’ingresso l’esame neurologico mostrava pz. attonita, con OO aperti senza contatto con l’ambiente, allo stimolo verbale esegue ordini semplici senza mostrare difetti di moto, risponde in modo scandito.
[…]
In data 1 giugno compariva in sede addominale una raccolta di circa 4 cm di diametro tesa che all’ecografia risultava essere raccolta liquorale. Per tale motivo la pz. era sottoposta, in associazione con il Chirurgo Generale, ad intervento di revisione della derivazione con posizionamento del catetere nel peritoneo.
Immediato miglioramento delle condizioni neurologiche con la pz. che si presenta sveglia, collaborante, orientata, in grado di deambulare con ausilio di appoggio. La ferita si presenta in ordine e potrà essere spuntata il 10 giugno.
Cordiali saluti.(7)
(1) Una prima domanda nasce spontanea: e se la visita non fosse stata “cortese”? Mi sembra di vederlo, lo sciagurato paziente, strapazzato da uno scienziato-pazzo dotato di ogni sorta di strumento di tortura. Che dire poi delle abbreviazioni (EV per eventuale e NEOF per neoformazione)? Sono ambigue, poiché richiedono al destinatario di interpretarle – almeno nel cuore del messaggio. Un conto è dire eco, al posto di ecografia; un altro è non chiarire i confini di una potenziale malattia, NEOF nel nostro esempio.
(2) Della serie: la sintassi è un’opinione. L’ortografia e la punteggiatura pure. E il contenuto? Non è facile nemmeno farsi un’idea del problema: cosa sono le “adenomegalie”? Quanto è preoccupante la loro “natura flogistica reattiva”? Qui potrebbe venirci in aiuto una glossa, con la classica struttura “ovvero…” e la spiegazione della diagnosi in un linguaggio più vicino al paziente.
(3) Da osservare i verbi: “si apprezza” e “si reperta” (entrambi alla forma impersonale; il primo con in più un’aura positiva che diventa paradossale abbinato al successivo “degenerativo” e, poco oltre, al doppio “lesione”). Troppi gli avverbi (comparativamente, relativamente, tenuemente): soprattutto in un testo breve, ne appesantiscono la fruizione; a livello fonetico, poi, il suffisso “mente” viene registrato dal cervello come verbo (mentire) condizionando – negativamente – la relazione comunicativa. Da evitare anche le frasi ellittiche (“Non versamenti articolari”) perché creano confusione. L’assenza del verbo, infatti, lascia adito a una duplice interpretazione: non ci sono versamenti o non devono esserci?
A proposito di “conflitto”, infine, un altro medico – consultato per lo stesso problema – annota: «Nell’ambito di un incipiente conflitto subacromiale, la cuffia dei rotatori presenta struttura un poco grossolana, con parziale compromissione del regolare aspetto fibrillare sia del tendine del sopraspinato che del CLB, i quali appaiono ipoecogeni ma integri nelle loro continuità». Sorvolando sulla sigla da addetti ai lavori e sulla contraddittoria compresenza di espressioni positive e negative (“parziale compromissione”, “ipoecogeni ma integri”), ecco un esempio di come si possa essere vaghi e oscuri anche usando un registro linguistico basso: cosa significa “struttura un poco grossolana”? In medicina ciascuna affermazione dovrebbe essere misurabile e, come tale, trasferita al destinatario con precisione, contro ogni dubbio, frustrazione, paura.
(4) Ancor più al cardiopalma lo stesso esito in un altro pap test (“Negativo per lesioni intraepiteliali o maligne”), dove quel “per” di causa efficiente crea un drammatico equivoco: tutto bene perché non si registrano lesioni o tutto male proprio a causa di queste lesioni? Meglio scrivere, per esempio: “L’esame non evidenzia lesioni intraepiteliali né maligne”.
(5) “Magari fosse il Dr. House” viene da pensare fin dalle prime righe di questo referto. Già “Medico accettante” fa tanta burocrazia e poca voglia di aiutare (e fa sorridere l’abbreviazione inglese Dr. al posto di un semplice – chissà, forse, banale? – Dott.). Poi quell’“Anamnesi prossima” è un rebus linguistico-temporale che farebbe gola al più caparbio enigmista: d’accordo, se il termine anamnesi è ormai quasi d’uso comune (“raccolta dettagliata di tutte le notizie relative alla vita del paziente e della sua famiglia, alle malattie passate, alle modalità d’insorgenza e di decorso della malattia in atto”), l’aggiunta di prossima per indicare “l`indagine dei sintomi o dell`affezione che ha portato il paziente a rivolgersi al medico” è un tecnicismo che ben poche indicazioni utili darà al paziente. E allora via gli aggettivi: senza accettante e prossima perderemmo dettagli preziosi? Un po’ più di cura, invece, andrebbe dedicata alle abbreviazioni (trauma ACC > accidentale) e al cuore dell’informazione: dal commento alla radiografia (quanti refusi!) all’indicazione della terapia (perché non compressa invece che CP?), alla prognosi (come intuire che s.c. sta per “salvo complicazioni”? E che effetto da pacco postale dà quel “rinviata al domicilio”…).
(6) In fondo non dovrei parlare, con la pessima grafia che mi ritrovo, ma a guardare questa pagina un po’ mi vengono i brividi: e se l’infermiere o il medico non interpretasse correttamente gli scarabocchi del collega? Quali rischi correrebbe il malcapitato paziente? Attenzione e rispetto per le piccole cose: una comunicazione efficace passa anche da qui.
(7) Apertura e chiusura standard (“Egregio Collega” e “Cordiali saluti”), addolcite però dall’uso del noi (“dimettiamo”) invece che del frequente impersonale (“si dimette” o “siamo a dimettere”). A dir poco curiose le abbreviazioni: a. per anni, pz. per paziente (fulminea la libera associazione con pezzo, porzione: merci, non persone) e il simbolo OO a indicare gli occhi sbarrati della paziente (che sensazione imbarazzante di “fuoricontesto”: un segno quasi fumettistico per raccontare la sofferenza di una signora sfortunata!). L’imperfetto e il presente storico ricostruiscono le fasi temporali della vicenda; solo un futuro – alla fine – proietta in avanti, al giorno in cui potranno essere rimosse le suture (“ferita … spuntata”).
- On 21 Settembre 2012