L’impiego del videolibro nella formazione
di Chiara Caselli
E’ meglio il libro o il videolibro?
Una tavola rotonda per capirlo insieme.
Il 10 marzo scorso, presso l’Università di comunicazione Iulm, si è tenuta la tavola rotonda sull’impiego del videolibro nella formazione organizzata dall’Executive Master in Relazioni Pubbliche d’impresa di Scuola e Comunicazione Iulm, Ferpi e Assorel.
Un’occasione per discutere i possibili impieghi di questo straordinario strumento comunicativo all’interno dei diversi contesti formativi.
All’inizio dell’evento è stata presentata un’anticipazione del videolibro “In che senso? Che cosa sono le relazioni pubbliche”, a cura di Toni Muzi Falconi, Fabio Ventoruzzo e Chiara Valentini.
Questo videolibro, che comprende anche un libro, è un po’ come una cassetta per gli attrezzi, vuole favorire la crescita della consapevolezza rispetto al ruolo delle relazioni pubbliche. Tutto questo in che modo? Trasferendo ragionamenti, stimoli e conoscenze che permettono lo sviluppo di un comportamento competente inerente a un’attività divenuta fondamentale per ogni organizzazione, pubblica e privata.
Dopo la presentazione del videolibro Emanuele Invernizzi, ordinario di economia e tecnica della comunicazione aziendale (Università Iulm), ha mostrato alcuni commenti dei partecipanti all`Executive master in Relazioni Pubbliche d’Impresa dopo aver visto in aula il videolibro. La domanda che ha posto all’aula è stata: “Un videolibro che cosa ha di più, di diverso, in che contesto può essere usato, è solo un complemento, è una sostituzione, è un elemento che stimola di più?”
Subito è nata la necessità di fare una differenza tra libro e videolibro.
Il videolibro può essere considerato complementare al libro perché quest’ultimo può dare le conoscenze base per poi affrontare una video-comunicazione. Viene considerato come un plus valore non solo perché è capace di dare qualcosa in più di un libro, ma è anche uno strumento interattivo.
Vantaggi:
– strumento di approfondimento
– stimolo per realizzare una discussione
– interventi dei professionisti
Svantaggi:
– esclusione dello spettatore
– non può sostituire un master
Per concludere, il professor Invernizzi ha voluto sottolineare che la struttura del videolibro “In che senso? Che cosa sono le relazioni pubbliche”, è esattamente la stessa che si usa nei diversi moduli di un master. All’inizio il docente fa un’introduzione metodologica, in un secondo momento si presentano le diverse testimonianze in quell’ambito di studi, dopo si crea una discussione e quindi un’interazione attiva con i partecipanti per poi concludersi con un’esercitazione.
Gianni Canova, ordinario di cinema (Università Iulm), sottolinea come non si può considerare il videolibro un sostituto del libro. Secondo lui sarebbe molto interessante capire la differenza di comunicazione che hanno questi due strumenti, ed è per questo che ha raccontato un esperimento formativo realizzato l’anno scorso durante una sua lezione all’università Iulm. Dopo aver suddiviso in due gruppi i suoi studenti, a un gruppo ha consegnato un testo scritto, invece all’altro lo ha raccontato con le sue parole. In questo secondo caso il professor Canova si è proprio messo in gioco con il tono di voce, il corpo, l’espressioni del viso ecc. Prima di iniziare l’esperimento ha chiesto agli studenti di sottolineare o scrivere i concetti chiave. Le frasi che sono state indicate da entrambi i gruppi non superavano il 20% e l’80% rimanete aveva individuato delle diversità concettuali nel testo scritto e in quello orale.
La descrizione dell’esperimento è servita per evidenziare che nella comunicazione attraverso il videolibro non entrano solo in gioco le facce, ma anche il ritmo, il tono di voce, il coinvolgimento emozionale che fungono da ganci per l’attenzione e per la comprensione della materia che si sta discutendo.
Questa capacità comunicativa non può essere data da un libro. Nel videolibro, considerato uno strumento interattivo, si può giocare con il visivo (ad esempio slide che compaiono e scompaiono, grafici, immagini ecc) e il verbale, si può anche usare la scrittura per presentare dei contenuti dissonanti, delle domande, delle deviazioni laterali rispetto ai vari interventi dei relatori e dei testimoni per stimolare una ricezione attiva da parte degli spettatori.
Toni Muzi Falconi, docente di Global relations and intercultural communication (New York University), spiega che il videolibro “In che senso? Che cosa sono le relazioni pubbliche” non è stato realizzato traducendo un libro perché quest’opera viene da un libro che è una risposta ad una domanda posta da un altro libro. Aggiunge che non esiste nessun rapporto tra il contenuto del videolibro e il libro: è una sua conseguenza.
Attraverso questo videolibro si è cercato di dare un’interpretazione, non italiana, ma il più possibile internazionale globale su cosa sono le relazioni pubbliche.
Alberto Abruzzese, ordinario di sociologia della comunicazione (Università Iulm) spiega che il videolibro può essere considerato come un’accoppiata tra scrittura e audiovisivo. Sottolinea il fatto che stiamo vivendo in una fase di transizione in cui abbiamo perso la capacità di usare il libro e non abbiamo ancora imparato a usare il videolibro.
Riprendendo il concetto di ritmo, espresso dal professor Canova, sottolinea la difficoltà di riuscire a trovare quello giusto rispetto al pubblico che si ha di fronte. Nel 2009 gli studenti sono diventati molto esigenti, richiedono sempre più interattività e supporti audio-visivi (slide e video) durante le lezioni universitarie.
Nel videolibro gli interventi di esperti contribuiscono tantissimo alla crescita dello studente, in quanto riportano esperienze lavorative e testimonianze concrete.
Secondo Abruzzese, l’uso del videolibro può essere considerato come un primo step per poi essere integrato con la presenza di un docente.
Grazia Murtarelli, coordinatrice UniFerpi e studentessa universitaria Iulm, evidenzia la necessità di individuare bene il tipo di destinatario del videolibro, ad esempio se si tratta di studenti della triennale o di un master.
Grazia e alcuni studenti universitari sostengono che per vedere un videolibro sono necessarie delle competenze base, ad esempio la conoscenza di terminologie di un argomento specifico. Lo studente triennale, che deve imparare a studiare su un libro universitario – differente dal libro liceale – probabilmente ha bisogno nel videolibro di una guida o meglio di un formatore che selezioni prima i contenuti da proporre e decida quale materiale trattare.
Completamente diversa è la situazione dello studente di un master, perché si presuppone che abbia già acquisito gli strumenti base e il suo obiettivo sarebbe quello di imparare il mestiere.
Di conseguenza, in questo caso specifico l’uso del videolibro, con il suo carattere coinvolgente e interattivo, può insegnare allo studente vari aspetti del mestiere.
Dopo un dibattito con studenti UniFerpi in particolare, sono scaturite delle riflessioni sull’utilizzo del videolibro nella formazione in ambito universitario. Secondo alcuni studenti il videolibro non è in grado di trattare tutti gli argomenti: a un’innovazione dello strumento gli studenti si aspettano che corrisponda un’esposizione innovativa degli argomenti.
Grazia sottolinea l’importanza degli interventi dei testimoni perché invogliano lo studente: un valore aggiunto.
- On 17 Ottobre 2012